Venerdì 15
Partenza ore 8.30 da Piazza Bra, davanti al Municipio
Difficoltà: impegnativa
Lunghezza: km 77
Dislivello: m 700
Fondo stradale: asfalto + 2 km di sterrato in buone condizioni
Località: Verona, Parona (6 km), Corrubio (12 km), San Pietro in Cariano (17 km), San Rocco (26 km), Cerna (35 km), Molina (42 km), Fumane (52 km), San Pietro in Cariano (55 km), Settimo di Pescantina (66 km), Chievo (71 km), Verona piazza Bra (77 km)
L'itinerario si svolge attraverso strade secondarie e permette di ammirare i vigneti, le dolci colline, le ville e le chiese rurali della Valpolicella. Inoltre, potrete visitare alcuni dei più ben conservati villaggi di pietra della Lessinia e godervi, da eccezionali punti panoramici, gli splendidi paesaggi circostanti.
Partendo dalla centralissima Piazza Bra lasciamo la città attraversando Via Roma e il Ponte Scaligero di Castelvecchio, cinto dalle rosse mura e dalle torri merlate. Prendiamo, quindi, la strada che corre verso nord-ovest avendo, a sinistra l'Adige e la pianura, a destra le colline tondeggianti che digradano sulla città.
Nel punto in cui le colline si avvicinano ulteriormente al corso dell'Adige, arriviamo a Parona: è qui che ha inizio la Valpolicella. Pedaliamo per circa dieci chilometri su strade pianeggianti o lievemente ondulate, immancabilmente fiancheggiate dai vigneti che danno il famoso vino; la palladiana Villa Santa Sofia di Pedemonte e Villa Amistà di Corrubio rendono ancora più suggestivo il percorso. Entriamo nella zona collinare, dove il verde denso e perenne di olivi e cipressi spicca su quello dei vigneti e, dopo qualche chilometro, arriviamo ad uno dei centri più importanti della Valpolicella, San Pietro in Cariano. Attraversiamo la strada principale e ci dirigiamo verso Fumane, prendendo però la tranquilla strada sulla destra che collega le frazioni di Casterna e di Osan. Le linee curve delle colline hanno ormai lasciato il posto a rilievi più consistenti, e allora capiamo che è arrivato il momento della salita. I più allenati potranno, finalmente, liberare tutta la loro energia su una strada che sale, tra curve e tornanti, in modo costante e regolare. Chi, invece, ha seguito uno stile di vita più sedentario potrà comunque consolarsi con lo splendido paesaggio che si offre, in modo sempre diverso, ad ogni curva. Arrivati all'incrocio con la strada che sale da Marano, proseguiamo verso il paese di San Rocco, dove giungiamo dopo aver attraversato la frazione di Pezza. Dalla Piazza di San Rocco prendiamo una strada sterrata che ci porta alla chiesetta di Santa Maria Valverde, di origine antichissima (qui sorgeva un tempio romano dedicato a Minerva), la cui struttura attuale risale però al 1682.
Il paesaggio di cui possiamo godere da questo punto ci ripaga ampiamente delle fatiche della salita.Che tuttavia non è ancora finita.
Ritorniamo, infatti, a San Rocco e da qui continuiamo verso Cerna, dove arriviamo dopo circa cinque chilometri di strada fiancheggiata da prati e da boschi di latifoglie. Cerna segna l'ingresso nella zona dei villaggi di pietra: si tratta di insediamenti tipici della montagna veronese sviluppatisi da singole corti fino a diventare complesse contrade. In essi, la Pietra della Lessinia viene utilizzata non solo per i muri delle abitazioni, ma anche per la copertura dei tetti, per realizzare archi e per gli abbeveratoi. Se l'abitato di Cerna ne è uno degli esempi meglio conservati, la contrada Zivelonghi, dove arriviamo proseguendo il nostro percorso, è un autentico gioiello; conviene effettuare una sosta, oltrepassare i caratteristici volti e passeggiare all'interno della corte chiusa formata dalle case con portici e scale esterne (rigorosamente di pietra). Ci soffermiamo, infine, davanti ad alcuni interessanti affreschi dei sec. XV-XVI raffiguranti la Madonna incoronata tra i cavalieri e la Leggenda di San Giorgio. È arrivato il momento, gradito ad ogni ciclista, di goderci la meritata discesa; la strada scende verso la Valle dei Progni in modo dolce, tra boschetti e prati, fino a quando intravvediamo le prime case di un tranquillo borgo di origine medioevale: Molina. Il nome gli deriva dai numerosi mulini che furono costruiti in passato per sfruttare la ricchezza d'acqua della zona; essi servivano per macinare frumento o granoturco prodotti in loco ma, soprattutto, portati dal piano. Sfruttando ogni salto di pendenza del Progno, si arrivò al funzionamento di ben 23 mulini. Inoltre, servendosi sempre dell'energia prodotta dall'acqua, funzionavano anche un maglio per la lavorazione del ferro (si producevano grossi chiodi e catenacci lavorati anche artisticamente), un torchio adibito ad oleificio (si otteneva olio per lanterne dalle noci) e cinque o sei folli che servivano per follare gli indumenti di lana ed il cosiddetto medolan (speciale tessuto ricavato sul telaio usando lana e canapa). Oggi, accantonata la necessità di sfruttare la forza idraulica, le numerose fonti d'acqua sono diventate una nuova ricchezza per il paese di Molina, che ha circoscritto la zona, proteggendola con la creazione del Parco delle Cascate. Riprendiamo il nostro viaggio lungo la strada che scende nella stretta e rigogliosa Valle dei Progni. Dopo pochi chilometri la valle si apre e il bosco ritorna a lasciare il posto ai vigneti: siamo a Fumane. Percorriamo il centro del paese da cui possiamo vedere, sulla destra, la cinquecentesca Villa Della Torre. Usciti dal paese, ci dirigiamo verso San Pietro in Cariano e prendiamo, quindi, la strada per Settimo di Pescantina dove incontriamo nuovamente il fiume Adige. Lo attraversiamo per pedalare sulla recente pista ciclabile che corre lungo l'argine sinistro del Canale Biffis, la quale consente a ciclisti, pattinatori e camminatori di affrancarsi dal traffico che caratterizza le vie di accesso alla città. Infine, il percorso riprende il lungadige già utilizzato all'andata per ritornare in Piazza Bra.